Esiste una via per sopravvivere alla perdita di un figlio?
Maddalena Cona non è una scrittrice, è una donna che ha dovuto all’improvviso fare i conti con la vita, imparare le coseguenze più estreme del dolore, della mancanza, dell’impotenza.
Ha provato ad aggrapparsi al suo impeto narrativo per capire se fermare i pensieri sulla carta potesse essere in qualche maniera un sollievo, o il modo di fare qualcosa di buono, di utile per gli altri, di liberatorio.
Il libro è la sua storia, il prima e il dopo, la navigazione lenta e la burrasca; dentro c’è lei, la sua forza, il coraggio di superare gli ostacoli e poi di tirare avanti comunque, per le persone che le sono accanto, ma anche, e se possibile di più, per quel ragazzo che manca così tanto, che lei sente straordinariamente vicino, presente e fondamentale nei giorni che si susseguono non senza difficoltà.
“Aspettando il vento” è una testimonianza forte, a tratti brutale, pervasa sempre di una dolcezza di fondo, dove parole come perdono, condivisione, aiuto, presenza, fede hanno un’importanza vitale e rappresentano la speranza, e forse anche l’unica risposta attendibile alla domanda iniziale.
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