LUIGI TENCO, 1967
dal 4 al 18 NOVEMBRE 2015
Teatro Città DI Cairo Montenotte

Cairo Montenotte dedica una serie di iniziative a Luigi Tenco, il grande cantautore scomparso nel corso del Festival di Sanremo del 1967.
Tre gli appuntamenti in cartellone: una mostra (Ciao amore, ciao. Luigi Tenco, 1967), che verrà inaugurata nel foyer del Teatro di Cairo Montenotte mercoledì 4 novembre, un “incontro con l’autore” (Un pomeriggio con Luigi Tenco) giovedì 12, lo spettacolo teatrale Luigi Tenco. L’ultima notte, scritto da Ferdinando Molteni e interpretato da Roberto Tesconi, Sabato 14.

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La mostra

La mostra, allestita nel foyer del tatro, si intitola “Ciao amore, ciao. Luigi Tenco 1967” e celebrara il mistero e l’arte di uno dei più grandi protagonisti della musica italiana. Una serie di pannelli illustrano le vicende, i personaggi, il contesto e interessanti documenti su quel tragico Sanremo.
La mostra è visitabile a ingresso libero fino al 21 novembre tutti i giorni (Lunedì escluso) dalle 17,00 alle 19,00, ed il giovedì e il sabato anche dalle 10,00 alle 12,00.
Inaugurazione Mercoledì 4 novembre alle ore 17,00.

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L’incontro con l’autore

Giovedì 12 novembre, alle ore 17, nella Sala De Mari, nel Palazzo di Città, in Piazza della Vittoria, sempre a Cairo Montenotte, si terrà un incontro con Ferdinando Molteni, l’autore dello spettacolo teatrale “Luigi Tenco. L’ultima notte” (in programma il giorno successivo) e del libro “L’ultimo giorno di Luigi Tenco” (Giunti Editore). Oltre a lui sarà presente l’interprete e regista dello spettacolo teatrale Roberto Tesconi. Conduce l’incontro la prof. Elena Foddis.
L’ingresso è libero.

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Lo spettacolo

Sabato, 14 novembre alle ore 21, andrà in scena Teatro Città di Cairo Montenotte lo spettacolo con musica dal vivo “Luigi Tenco. L’ultima notte”. Scritto da Ferdinando Molteni e diretto e interpretato da Roberto Tesconi, vedrà sul palco anche la band dei Subbuglio! (Roberto Grossi alla voce, Antonio Di Salvo alle chitarre e Roberto Rosa al basso) e la pianista Elena Buttiero.
L’azione si svolge nella stanza 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967.
Luigi Tenco all’annuncio dell’esclusione della sua canzone “Ciao Amore Ciao” dalla gara canora del Festival, turbato si allontana da tutto e da tutti.
Rientra in albergo e poche ore dopo viene ritrovato il suo corpo senza vita.
Cosa accadde quella notte? Con chi parlò al telefono? A chi scrisse? In quelle poche ore a chi confidò la sua disperazione? Il colpo di pistola fu udito da qualcuno? Forse nella stanza 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo non fu mai sparato un colpo di pistola. Perché, dopo la sua scomparsa, tutti i protagonisti di quella notte sono morti? La risposta a tutte queste domande è nelle sue canzoni.
“Io sono uno che sorride di rado, questo è vero, ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre, però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro” (Luigi Tenco, Io sono uno, 1966)
Commenta il regista e interprete Roberto Tesconi: “In queste poche righe, con molta modestia, ho conosciuto Luigi Tenco compositore e una parte dell’uomo che è stato. La scelta di rappresentare pochi attimi della sua vita nasce dal non conoscerlo e dal desiderio, se ancora ce ne fosse bisogno, di farlo conoscere. Un piccolo percorso nel Tenco uomo: le sue convinzioni, la voglia di rivalsa da torti subiti, le sue debolezze, la sua purezza si frantumerà contro il muro ostile di una società non pronta e sorda ai cambiamenti. Lo spettacolo, un atto unico, ha il “taglio del giallo”. Le canzoni, non inserite ma parte integrante dell’opera, sono state scelte perché racchiudono il mondo di Luigi e uno spaccato storico della canzone italiana che da quel triste giorno cambierà per sempre”.
Aggiunge l’autore del testo teatrale, Ferdinando Molteni: “Certezze, nella vicenda della morte di Luigi Tenco ce ne sono poche. Anzi, probabilmente soltanto una. Che Tenco è morto. Come? A che ora? Dove? Fu suicidio? Omicidio? Morte accidentale? Sono tutti interrogativi dalla risposta impossibile. Al momento.
Ma cosa è accaduto davvero nelle prime ore del 27 gennaio 1967 all’Hotel Savoy?
Questo testo tenta di raccontare quella notte. O, meglio, quell’ultima ora che vede un grande artista di fronte al proprio tormento, alla rabbia, alla solitudine. L’ultima ora di vita di Luigi Tenco diventa dunque il pretesto per un’indagine sulla sua vita e il suo carattere, sulla sua arte e le sue idee. In quell’ultima ora ecco apparire la famiglia (la figura evanescente del padre, la madre, il fratello Valentino), i colleghi (Lucio Dalla), il pubblico, le donne (la bellissima e algida Dalida, la misteriosa Valeria). E poi la sua storia di artista, le sue canzoni, le sue contraddizioni.
Tenco è parte della nostra cultura profonda. E’ un uomo che ancora ci parla, nonostante sulla sua fine vi siano ancora dubbi e incertezze.
Amo Tenco e ne rispetto la memoria e l’arte. Ho scritto di lui alcune volte (per il volume “Delitti rock” di Ezio Guaitamacchi, per l’attore Massimo Ghini, sui giornali) ma questo testo è qualcosa di più e di diverso. E’ il tentativo di dare voce ad un uomo che voce non ha più.
E’ stato un lavoro facile – perché la ricchezza della vicenda umana di Tenco è tale da aiutare qualsiasi autore – eppure doloroso. Perché Tenco non ha ancora pace. E torna nei miei sogni e nei miei pensieri. E so bene che ogni parola che ho scritto, quando non pronunciata dalla sua bocca, sarà sottoposta al suo giudizio.
Avevo cinque anni quando l’ho ascoltato per la prima volta. La sua musica mi ha accompagnato per tutti questi anni. Mi ha formato e fatto crescere. Gli devo molto. Questo testo è il tentativo di dirgli grazie. A nome mio e di tutti quelli che lo amano”.

Informazioni

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