Il 4 novembre 2021  è ricorsa la Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate come anche il 100°anniversario del Milite Ignoto.

La firma dell’armistizio con gli austro-ungarici poneva fine alla Prima Guerra Mondiale, un conflitto di proporzioni inedite nella storia dell’umanità, che causò decine di milioni di vittime (di cui 600.000 italiani) e determinò cambiamenti politici e sociali profondi e indelebili, che hanno segnato l’intero ‘900.

Che cosa celebriamo in questa giornata? Una vittoria?

La Grande Guerra è stata per gli italiani la prima, profonda esperienza che ha portato all’autocoscienza di essere una nazione, la consapevolezza della responsabilità di ognuno nei confronti delle sorti della comunità a cui appartiene, una consapevolezza e una responsabilità che gli italiani, per la prima volta nella loro storia, vissero proprio in quei momenti drammatici.

Il 4 novembre è la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, a cui la Costituzione assegna il compito di difendere le istituzioni dello Stato democratico e di operare per la realizzazione della pace e della sicurezza, in Italia e ovunque nel mondo ce ne sia la necessità.

Oggi esprimiamo quindi la nostra riconoscenza per tutti coloro che si impegnano con dedizione ogni giorno per costruire la pace e la giustizia e per tutti coloro che hanno sacrificato le proprie vite non per la gloria di una Patria idealizzata, ma per la difesa di una comunità reale a cui tutti apparteniamo e nei cui confronti tutti portiamo la responsabilità di metterci al servizio del bene comune.

Costruire il bene comune, difenderlo e promuoverlo, è il modo migliore che abbiamo per rendere un omaggio non superficiale né solo formale alle centinaia di migliaia di morti nella Grande Guerra ed è questo ciò che siamo chiamati a fare nella nostra realtà di ogni giorno.

Il 28 ottobre 1921, tutta la Nazione venne coinvolta in un rito collettivo, intensamente vissuto dalla popolazione: la madre di un giovane militare triestino, morto in guerra e mai identificato, scelse tra gli undici feretri che le erano stati posti dinanzi quello che sarebbe poi stato trasportato da Aquileia a Roma per diventare il simbolo del “Milite Ignoto”, cioè di tutti i militari Caduti in Guerra e la sua tumulazione avvenne il 4 novembre, nel Vittoriano, poi indicato come Altare della Patria.

Fu un avvenimento epocale mai vissuto prima dal nostro Paese, ancora fragile e confuso nel primo dopoguerra: mai nella sua storia l’Italia aveva visto una tale commossa partecipazione che univa tutto il popolo italiano, tutti i ceti sociali, tutte le espressioni politiche e culturali, comprese le opposizioni che si erano battute contro l’entrata in guerra.

Il Sindaco – Paolo Lambertini